Esistono dei dati consolidati in merito al fatto che la qualità del liquido seminale e la capacità riproduttiva maschile sono influenzate da dati ambientali.
Ci sono evidenze che mostrano come nei paesi fortemente industrializzati c’è stato un calo, nell’ultimo cinquantennio, della qualità del liquido seminale, sia in termini di concentrazione degli spermatozoi sia per capacità fecondante.
Ciò condiziona la fertilità nel mondo occidentale ma anche in Asia e Sudamerica ed è un fenomeno pare legato all’inquinamento.
Il problema è stabilire quali sono i fattori inquinanti e come agiscono determinando il danno riproduttivo. Un altro aspetto dell’influenza ambientale è lo stile di vita: il fumo, l’uso di sostanze come alcol o doping. Si tratta di fattori che vanno ad influire sulla spermatogenesi determinando futuri problemi di fertilità.
Su questo va fatto uno sforzo sia di prevenzione, sia di informazione. Molte volte ci troviamo di fronte a pazienti con danni reversibili per cui è possibile ottenere risultati modificando lo stile di vita anziché agendo con i farmaci o con le tecnologie.
A livello ambientale lo sforzo dev’essere socio-politico con scelte di intervento sulla prevenzione o con la creazione di condizioni ambientali di lavoro più sicure e salubri.
Tutto questo per evitare danni generazionali o addirittura transgenerazionali perché l’effetto dei fattori ambientali si registra anche sull’embrione e si trasmette alle generazioni successive senza un’apparente connessione. Bisogna perciò fare corretta informazione senza allarmismi e lavorare sia tra gli esperti sia con chi si occupa di sanità pubblica.
Antonio Senisi – Professore Endocrinologia Università Vanvitelli Napoli